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IL LANCIO
Il lancio della New Horizons era pianificato per il 17 Gennaio del 2006, ma, a causa delle scarse condizioni metereologiche, è stato spostato al 19 Gennaio del medesimo anno con il complesso di lancio Space Shuttle n°39, con l’aggiunta di un terzo stadio, per garantire alla sonda una velocità di fuga dalla Terra, superiore a quella delle missioni precedenti, per raggiungere nel minor tempo possibile Giove e sfruttarne la sua gravità come fionda gravitazionale per dirigere New Horizons verso Plutone.
Lancio della sonda spaziale
New Horizons a bordo dell'Atlas V
MARTE E IL SORVOLO SULL'ASTEROIDE 132524APL
Il 7 Aprile 2006 la sonda passò per l’Orbita di Marte. Venne poi compiuto un largo sorvolo dell’asteroide 132524APL. Il massimo avvicinamento al corpo celeste, è stato ad una distanza di 101.867 km, raggiunto il 13 Giugno del 2006 stimando un diametro di 2,3 km. Questa prima parte della missione aveva lo scopo di permettere agli studiosi di comprendere le capacità di questa sonda di seguire corpi celesti in rapido movimento e di confermarne la rotta verso Plutone.
Sorvolo di New Horizons su Marte
PROSEGUIMENTO DEGLI STUDI GIOVIANI
La seconda parte della missione, prevedeva che la New Horizons sorvolasse Giove. Il 4 Settembre del 2006, la sonda incominciò l’esplorazione del pianeta Gioviano, trasmettendo buona parte dei dati raccolti alla base sulla Terra. In questo caso, il compito della sonda, era quello di continuare gli studi iniziati dalla sonda Galileo, lanciata nel 1989 e, con apparecchiature molto più sofisticate, è stata in grado di trasmettere immagini a colori e a infrarossi di Giove e della sua particolare macchia situata sull’equatore del pianeta. Al massimo avvicinamento, la sonda fu in grado di catturare immagini della piccola macchia rossa, la seconda più grande su Giove e, effettuando analisi, si è ipotizzato che le nubi di Giove, siano perlopiù composte da ammoniaca. Nelle sue osservazioni, New Horizons ha scattato fotografie che hanno permesso agli studiosi di ipotizzare che il polo sud del pianeta è coperto da una foschia di piccole particelle create dalla precipitazione dentro le regioni polari di particelle cariche durante l’attività aurorale. Appena a Nord si osserva una regione dove si formano vortici anticiclonici. A nord dei vortici vi sono avvitamenti di alcune tempeste e vari cicloni puntiformi; punti scuri sulla superficie di Giove dove non sono presenti nuvole, sono testimonianza del fatto che la luce viene completamente assorbita dal gas metano. Più a nord, questi cicloni cominciano a diradarsi per via dei forti venti che soffiano con una velocità di 650 km/h circa.
Sorvolo di New Horizons su Giove
FIONDA GRAVITAZIONALE SU GIOVE
A questo punto, la sonda, allontanandosi dal pianeta gioviano, sfruttò la forza gravitazionale del pianeta, passando pur molto lontano tra i satelliti galileiani studiati dalla sonda Galileo nel 1990. Tuttavia, con glistrumenti di bordo, concepiti per lo studio di oggetti piccoli, è riuscita a inviare dati complementari per completare una missione iniziata quasi 30 anni prima. Sfruttando la gravità di Giove, la sonda ha incrementato la sua velocità di 4 km/s, inserendosi in una traiettoria verso Plutone molto più veloce di quelle precedenti, con un’inclinazione di 2,5° rispetto all’eclittica. Oltre all’esplorazione del pianeta gassoso, la sonda ha studiato i vulcani di Io, e effettuato analisi sulla magnetosfera del pianeta gioviano. Dopo aver sfruttato la forza di attrazione del pianeta più grande del sistema solare, New Horizons è passata vicino ad alcuni satelliti galileiani, tra i quali Io, dove fotografò un pennacchio vulcanico alto oltre 330 km. La sonda ha inoltre scattato fotografie della superficie di Io, mostrandone le sue potenzialità. Sempre su Io, con l’utilizzo della fotocamera a infrarossi, è riuscita ad evidenziare la violenta attività vulcanica su questo corpo celeste, rilevando luci disseminate sulla sua superficie, provocate dalla lava incandescente. Con un’altra fotocamera, è riuscita a riconoscere altri colori oltre alla lava e, grazie all’analisi dei dati si è scoperto che è composta da depositi di solfuro e diossido di solfuro sulla sua superficie. Prima di passare per Ganimede,la sonda passò nel lato oscuro di Giove, osservando su Io delle aurore che si formavano sui poli.
Il pennacchio del vulcano Tvashtar su Io