Musica e cervello

La vita senza musica
non è vita

Friedrich Nietzsche

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Nella storia dell’umanità, la musica e la medicina hanno sempre mantenuto una stretta relazione. L’approfondimento sulla musica nel campo delle neuroscienze si è sviluppato notevolmente negli ultimi anni grazie allo sviluppo e all’evoluzione delle TECNICHE DI NEUROIMAGING.

Prima di parlare delle aree che si attivano durante l'ascolto di una canzone, analizziamo brevemente la struttura del cervello.

Com'è fatto il cervello?

Il cervello può essere suddiviso in cinque parti principali: mielencefalo, metencefalo, mesencefalo, diencefalo, telencefalo.


La corteccia cerebrale

La corteccia cerebrale è lo strato di sostanza grigia che riveste la superficie esterna degli emisferi del cervello. Rappresenta il 42% dell'intera massa cerebrale e presenta delle evidenti scanalature (scissure) alternate a zone rialzate (circonvoluzioni o giri). Nella corteccia umana ci sono quattro scissure, due laterali e due centrali, attraverso le quali è possibile individuare quattro lobi:lobi

Ogni lobo è sede di funzioni localizzate individuabili nella superficie cerebrale. È possibile individuare 12 distinte regioni corticali con le loro principali funzioni:




Quali aree cerebrali si attivano quando ascoltiamo una canzone?

È noto, grazie agli studi effettuati con la fMRI, che negli adulti la percezione e l’elaborazione della musica avvengono attraverso complessi sistemi neurali, prevalentemente nell’emisfero destro. Nel nostro cervello non esiste un singolo “centro della musica”, un’area localizzata che elabora le informazioni musicali. Si ha invece un’attivazione contemporanea e coordinata di decine di reti neurali della mente:

Questo video mostra i cambiamenti dell’attività cerebrale di un individuo durante l’ascolto dello Studio Op. 10 n. 3 Tristezza, una composizione per pianoforte scritta da Chopin. Durante l’ascolto musicale, in maniera alternata, si attivano diverse aree cerebrali. Quando il tempo e l’intensità della musica di sottofondo cambiano, aumenta l’attività cerebrale delle regioni dell’ascoltatore associate alle emozioni, alle capacità motorie e al sistema dei neuroni specchio.


I dati emersi dagli studi eseguiti con EEG e ERPs riguardano l’elaborazione corticale della musica e il grado d’influenza che l’istruzione musicale ha sulle risposte elettrofisiologiche dei soggetti impegnati in compiti musicali. In particolare, un dato interessante è emerso alla presentazione di musica con accordi imperfetti, o di musica che, secondo i canoni della musica occidentale, contiene dissonanze: il giro frontale inferiore Area della corteccia cerebrale che comprende anche l'area di Broca, legata alla produzione del linguaggio circonvoluzione frontale inferiore risponde a queste violazioni delle regole del linguaggio musicale, in modo molto simile a quanto accade di fronte a errori sintattici del linguaggio. Sembra quindi che questa regione elabori strutture sintattiche che sono alla base sia della musica sia del linguaggio.


Predisposizione neurobiologica o condizionamento culturale?

Esiste una predisposizione neurobiologica che ha permette la produzione e la comprensione della musica, oppure tutto ciò è il risultato dell’esposizione alla musica nel corso della vita?

Uno studio in neonati effettuato nel 2010, che ha utilizzato la fMRI durante la presentazione di brani di musica occidentale, permette di rispondere a questa domanda. La ricerca ha mostrato l’attività del cervello dei neonati con 24/48 ore di vita, quando l’esperienza uditiva alla musica è ancora minima o nulla: la musica di Mozart, Schubert, Chopin, attiva un circuito a livello dell’emisfero destro come negli adulti esposti da tempo alla musica. Questa scoperta evidenzia che già alla nascita sono presenti un’architettura neurale e una specializzazione emisferica destra per l’elaborazione di processi musicali. La musica richiede sistemi neurali complessi per essere elaborata nel cervello umano, e questa possibilità esiste già alla nascita, come risultato della nostra evoluzione.


I benefici di suonare uno strumento

Cosa accade al cervello quando si suona uno strumento?

Suonare uno strumento musicale è una delle attività più impegnative che un essere umano possa svolgere: tale pratica, infatti, è in grado di attivare contemporaneamente numerose aree sia del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) che periferico. Quando un musicista suona uno strumento, le regioni motorie cerebrali controllano i movimenti grossolani e fini La motricità GROSSOLANA riguarda i movimenti del capo, del tronco, degli arti superiori e inferiori (stare in equilibrio, camminare, gattonare, correre, saltare, lanciare, afferrare).
La motricità FINE riguarda i movimenti della mano, delle dita, del polso e dell’avambraccio (prendere, ruotare, infilare)
necessari per produrre il suono. Il suono viene poi elaborato dal sistema uditivo. Questa zona, a sua volta, in base all’input ricevuto, può regolare l’attività delle aree motorie. Se poi il musicista sta leggendo anche la musica, le informazioni visive ricevute verranno inviate al cervello per la loro elaborazione e realizzazione.


Suonare uno strumento può modificare strutturalmente il cervello

Studi hanno dimostrato l’esistenza di una specializzazione cerebrale nei musicisti: le risposte elettriche cerebrali alla presentazione di stimoli musicali sono più ampie rispetto a quelle dei non musicisti. Nei musicisti esperti, la fMRI ha dimostrato che l’elaborazione della musica coinvolge, oltre ai sistemi dell’emisfero destro, anche altri a livello dell’emisfero sinistro, legati a capacità più estese.

Con studi di risonanza magnetica strutturale nei musicisti esperti si sono evidenziate modifiche plastiche del cervello, legate all’esposizione alla musica e all’utilizzo di strumenti. Queste sono rappresentate da: